Durante il lockdown ho avuto la possibilità di rientrare un po’ in me stesso, cercare nuove storie, trovare nuovi equilibri. Mentre fuori si sentivano ambulanze correre a sirene spiegate, dentro provavo un senso di pace e di tranquillità. Ho evitato di seguire i tg, ho letto poco i giornali. Come docente ho lavorato in Dad, attività perfettamente inutile, ma forse rilassante per docenti e studenti.
So che posso sembrare un terribile egoista, ma mi sono goduto la famiglia, due tridui di Pasqua, ho pensato a nuovi progetti. Dopo quel periodo è morta mia madre in ospedale, non l’ho potuta vedere per 40 giorni a causa delle misure restrittive negli ospedali, ma sapevo che era serena sapendoci al sicuro in casa.
Lo scorso agosto, esattamente sette mesi dopo la morte di mia madre, è morta anche mia sorella. Ha raggiunto i miei fratelli, persi in circostanze tragiche nel 1988 e nel 1993. Nonostante tutto so che questa Pasqua ci chiama alla certezza della vita eterna.
La pandemia forse è stata solo un inizio della fine, un modo per capire che non siamo eterni, che abbiamo bisogno di Dio.